TORRE DI BATIBÒ

Jacopo Durandi e la moglie Enrica

Un prezioso tavolino intarsiato risplende di pregiata madreperla e sostiene il delicato equilibrio
tra il passato, che sovrasta e che protegge, e le nuove sfide, fatte anche di innumerevoli piccoli occhi di legumi
antichi, amorevolmente accuditi da altri umani, amabili e attenti.

Jacopo Durandi si muove con eleganza tra le mura della Torre di Batibò, dimora storica di famiglia e, da un paio d’anni, palcoscenico di charme per matrimoni. Ogni stanza è una narrazione sussurrata da antichi dagherrotipi, ritratti, affreschi e mobili d’epoca. Ogni spazio è una sorpresa. Una chicca la minuscola “stanza della sposa” a pianta circolare, arredata con pochi e raffinati elementi per rendere confortevole un cambio d’abito o per rinfrescare il trucco; da qui è possibile godere di qualche minuto di intimità, persi nella fuga prospettica regalata dalla piccola finestra su un romantico vialetto alberato. 

La traccia ancora visibile delle torri ricorda l’antico castello e l’originaria struttura cinquecentesca offre la sua bellezza in uno scenario riservato e bucolico a pochi minuti da Asti. Circondata da boschi, giardini e terreni coltivati a cereali, la Torre di Batibò appartiene alla famiglia dal 1826, da quando Antonio Molini, medico botanico e trisavolo di Jacopo, di ritorno dal centro America dove si era recato per lo studio delle erbe mediche, la sceglie come residenza per sé e per la moglie, la figlia del governatore di Cuba. Jacopo custodisce ancora la preziosa valigetta con le piccole e fragili ampolle in vetro, alcune contenenti tracce di medicamenti vecchi di duecento anni.

Laureato in fisica, Jacopo ha una spiccata inclinazione ambientale certamente influenzata dal paesaggio che lo circonda e gli appartiene. Nel giardino il passo si fa ancora più leggero, assecondando il suo invito al rispetto per la natura e alla conoscenza degli organismi che essa nutre e nasconde. 

Torre di Batibò
Può un oggetto minuscolo contenere un mondo?
Una piccola lente ricevuta in dono dall’amato papà agronomo. Un universo che si apre agli occhi curiosi di un fanciullo, votato ad altri studi, ma affascinato dal terreno che lo circonda.
Un’esperienza che diviene conoscenza e generosa condivisione per chi sa essere custode di fragili e infinite meraviglie.

Con i suoi 70 ettari di terreno di cui 15 di bosco, 30 seminativi (grano, favino, canapa, girasoli, fagioli antichi, fagioli dall’occhio) e 9 ettari di noccioleti prossimi alla produzione, la Torre di Batibò è azienda agricola dal 1961 e dal 2018 è diventata biologica. La passione di Jacopo per il lato agricolo della sua tenuta lo sta orientando anche verso la realizzazione di nuove esperienze da rivolgere alle famiglie e alle scuole per divulgare l’importanza di osservare l’interazione tra piante, ambiente e suolo. E chissà se, come racconta bene Jacopo, potremmo imparare proprio dai microrganismi a muoverci in armonia, cooperando come fanno batteri, radici e piante. 

La natura ha molto da insegnarci; a noi spetta agire con predisposizione, sensibilità e consapevolezza, mettendoci in gioco e godendo degli spazi della Torre di Batibò: un’isola incantata in cui tutto sembra essere ancora possibile.