GARRONE EVASIO
E FIGLIO

Dante Garrone

La passione si sa, ama vestirsi di rosso vivo e assumere le forme generose e rassicuranti di belle donne e di vecchie botti, che nascondono un segreto che desidera essere svelato.
Conoscerlo, conquistarlo e apprezzarlo riserverà a ogni assaggio la sorpresa e la piacevolezza del primo incontro.

Dante e Marco sono i fratelli Garrone. Marco è l’enologo e Dante è il volto dell’azienda, fondata nel 1926 dal nonno Evasio e che si sviluppa su 12 ettari di terreno coltivato a vigneto, tra i Comuni di Grana, Montemagno e Castagnole Monferrato. Dante sussurra storie vere di famiglia come fossero favole, rievocando aneddoti e imprese dei progenitori, lungo cento anni di storia, restituendo uno spaccato territoriale che rende l’esperienza nella loro cantina indimenticabile.

Evasio iniziò a commerciare in vino acquistando e rivendendo il prodotto di altri. Il mercato pie-montese della seconda metà degli Anni ’20 era saturo, e così guardò a quello lombardo. Nel periodo bellico si muoveva in bici, la valigetta dei campioni sul manubrio e via! Vendeva alle cooperative di lavoratori di Altessano (Venaria Reale e al dopo lavoro di Trivero (azienda Zegna, a privati e ai ristoranti. A quei tempi le consegne erano vaghe: “Garrone arriverà in primavera”; di preciso si sapeva qual era il vino: Barbera, soprattutto, e Grignolino, acquistato a Portacomaro (1 damigiana di Grignolino contro 10 di Barbera. A metà degli Anni ’40, Luigi iniziò a comprare uva e vinificarla e, trent’anni dopo, a impiantare vigneti di proprietà, realizzando la prima cantina di vinificazione moderna a Grana. Oggi il mercato dei fratelli Garrone si sviluppa per il 99% in Italia. Si tratta di vini da vitigni autoctoni come il Ruchè, il Dolcetto, la Freisa, il Cortese, la Barbera e il Grignolino d’Asti, per una produzione che si aggira intorno alle 50mila bottiglie l’anno. Recentemente Marco e Dante hanno ristrutturato una cantina adibendola a locale degustazione e a piccolo museo della memoria. 

Dante e l’ebulliometro
Può uno strumento unire più vite?
La farmacista di paese possedeva un congegno per la lettura della gradazione alcolica e i vignaioli le si rivolgevano con rispetto per quella conoscenza che a loro mancava.
Quello strumento racconta la storia del vino e di un’epoca; è un ricordo prezioso che oggi fa bella mostra di sé.

Lungo le pareti sono esposti antichi attrezzi di lavoro del vignaiolo e strumenti come l’e-bulliometro per misurare i gradi del vino, appartenuti alla mamma farmacista del paese. Nella canti-na hanno recuperato e ridipinto di rosso le bellissime botti di legno e le storiche vasche di cemento, che incuriosiscono. Queste, negli anni ’60, erano sinonimo di cantina sociale e quindi considerate inadatte alla produzione di vini di qualità, eppure, chi le ha buttate via ora magari le ricompra perché contribuiscono a mantenere integre le caratteristiche positive del vino.

Per Dante essere autentico significa essere coerente con il proprio passato e le proprie origini. Si-curamente autentico è il Grignolino d’Asti, un vino tanto spigoloso quanto sincero, un concentrato di passione e di tradizione che non si snatura per compiacere tutti i palati. Dante rapisce con i suoi racconti e inebria con i migliori vini del Monferrato.